Il 5 febbraio del 1977, presso lo studio del notaio Adolfo Franchi a Bologna, in via Garibaldi 6, viene redatto l’Atto costitutivo dell’Associazione Italiana Consulenti Coniugali e Familiari, che rappresenta l’atto di nascita della nostra Associazione.
Nel precedente numero
avevamo preannunciato che il 2012 sarebbe stato un anno di ricorrenze e
festeggiamenti. E così infatti abbiamo cominciato a festeggiare il compleanno
dell’Associazione durante la Giornata di studio del 29 gennaio, al Clarhotel di
Roma. Un caloroso ricordo ai pionieri, soci fondatori dell’AICCeF, che hanno
intuito e reso possibile la nascita di questa nostra odierna realtà professionale
ed una torta con trentacinque candeline (anzi con due candeline da 35) ha
suggellato, a ridosso della ricorrenza del 7 febbraio, il cammino percorso in
tutti questi anni dall'Associazione, dai Consulenti familiari e da tutti coloro
che sono venuti in contatto o si sono serviti della loro professionalità. Le
candeline sono state spente dal Presidente in carica, Rita Roberto, e da due Presidenti
onorari, presenti per l’occasione: Luciano Cupia e Gabriella Puzzarini.
A proposito di padre
Luciano, dopo che nel precedente numero abbiamo letto le emozioni di Giovanna
Bartholini nel rievocare la nascita dell’Associazione in quel 5 febbraio del
’77, vorrei ora condividere con Voi quanto egli ha scritto in un’altra
occasione di festeggiamento per l’AICCeF, ma che contiene riflessioni sempre
valide e di una straordinaria chiarezza di contenuti.
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Intervento di Luciano Cupia
…”Tutto nasce dall’intuizione di una donna: Giovanna
Bartholini. Ed è bello che siano state le donne a far nascere in Italia una
figura come il Consulente Familiare. Del resto, anche in altre parti del mondo,
questa professione rispecchia con maggiore intensità il ruolo tipicamente femminile
dell’accoglienza e della creatività. Grazie quindi a Giovanna e alle tante
altre che hanno dato vita all’AICCeF.
Quindi ci sia dato di celebrare con gioia questa
ricorrenza, anche da parte di noi uomini, pochi ma seriamente impegnati al
raggiungimento del riconoscimento della figura del Consulente Familiare.
Continueremo comunque a credere nel nostro lavoro che,
del resto, a livello mondiale ed europeo, è già apprezzato. Non è l’unico, ma
certamente è uno dei punti forti che proteggono e sostengono la realtà
familiare, nelle sue più svariate componenti. E’ una voce che rassicura chi
ancora crede nell’amore.
Il Consulente Familiare si è dimostrato il cultore e l’interlocutore della
capacità di relazionare, uno dei presupposti del vivere umano. Di questo siamo orgogliosi. Come
professione e come associazione. Per un mondo che, ritrovando buone relazioni,
riapprenda la capacità di amare.”
*******
Come potete constatare i primi passi dell’Associazione
sono dedicati ad aggregare persone con una provata esperienza nella consulenza
familiare e con una metodologia di lavoro abbastanza omogenea a quella
adoperata dai soci fondatori. E piano piano il gruppo dei Consulenti iscritti
si è allargato, mentre da subito veniva pubblicato e spedito, su carta
ciclostilata, il Notiziario dell’AICCeF, che aveva in prima pagina la dicitura:
“il presente notiziario ha circolazione
limitata ai Soci dell’Aiccef ed ha valore di circolare informativa sul servizio
di consulenza alla famiglia”. Vi scrivevano personaggi di rilievo, dalla
Bartholini a Luciano Cupia, dalla Cappelli von Berger a Vittoria Pezzi e a
Graziella Frera, recentemente scomparsa, tanto per citarne alcuni, e vi sono
stati interventi illustri come quelli di Jean Lemaire, Georges De Rita, Carl
Rogers, Sergio Rosso e Don Liggeri.
In quegli anni l’Associazione si occupava di definire i
criteri e i principi della professione e di ‘formare’ nuovi Consulenti
Familiari, impartendo una seria e rigorosa formazione, alla fine della quale potevano
essere iscritti nell’Albo professionale. Per la maggior parte operatori che
aspiravano a esercitare nei Consultori privati. Era opinione comune, allora,
che la collocazione naturale dei Consulenti Familiari fosse, fin dall’inizio,
nei consultori. Don Liggeri, il teorizzatore dei Consultori Familiari, usava infatti
definire così la struttura consultoriale:
“Possiamo
rassomigliare il Consultorio ad un orologio: il Direttore è la molla, gli
specialisti le varie rotelle dell’ingranaggio, ma il Consulente è il
bilanciere. Assolve, cioè, un compito particolarmente vitale perché il
funzionamento di tutto l’ingranaggio sia scorrevole. Preciso, equilibrato,
pulsante di vita.”
Col passare del tempo le attività associative aumentano,
i soci Consulenti si moltiplicano, la consulenza familiare necessita di
differenziazione rispetto alle nuove discipline di counselling e l’informativa
del Notiziario interno non basta più. Così, alla fine degli anni ‘80 nasce
l’esigenza di uno strumento informativo e formativo per i soci con
caratteristiche diverse dal passato, più ampio, più duttile, più approfondito. Ma lasciamo la parola al nostro
Direttore responsabile, Maria Chiara Duranti, che ci ha inviato la sua
testimonianza sulla nascita della Rivista.
LA NASCITA DELLA RIVISTA
In
occasione del 35mo anniversario dell’A.I.C.C.e F. sento il desiderio di
rievocare la nascita del nostro giornale e di ricercare per Voi i tempi e modi
con cui è stato concepito e come si è sviluppato, partendo da un bollettino
ciclostilato di che pagine ad una rivista vera e propria, con un logo e una sua
precisa identità. Un logo e un nome che caratterizzano oggi un’Associazione di
livello nazionale, simboli che al tempo stesso identificano una professione con
regole comuni e accettate dalla grande comunità dei Consulenti familiari. I
miei genitori hanno sempre lavorato in consultorio, ed io sin da bambina ne ho
sentito parlare ed ho ‘respirato’ la consulenza familiare. Ricordo i passi
decisivi che hanno determinato la nascita del giornale, l’arrivo del nuovo
logo, l’impegno, la dedizione e la costanza con cui il babbo (Emilio Duranti) e
la mamma (Gabriella Puzzarini) hanno lavorato appassionatamente per
l’Associazione, dedicandole le loro energie.
Per
la cronaca, il Notiziario AICCeF (che dal 1979 veniva spedito ai soci in veste
di bollettino associativo) uscì come Rivista trimestrale con il numero 0
dell’ANNO I° e con il nome Il Consulente
Familiare nel giugno del 1990, con autorizzazione del Tribunale di Ravenna
n.939. Una grande soddisfazione!
La
redazione era formata dalla compianta Graziella Frera (a cui si deve il grande
merito di aver trovato l’editore Boccassi che ha collaborato intensamente per
la realizzazione della rivista) e da Vittoria Pezzi, il direttore responsabile
era Emilio Duranti, mio padre, che ha mantenuto l’incarico fino alla sua
scomparsa. Si trattava, e si tratta, del primo strumento scientifico e
metodologico dei Consulenti Familiari, considerato dall’Ordine dei Giornalisti
come strumento di lavoro per professionisti.
In
quel numero si dava conto del cambiamento in atto nell’organo d’informazione
dell’Associazione, che stava assumendo una nuova veste e una nuova dignità letteraria;
della Giornata di studio di Verona del 25 marzo 1990 su “Teorie e tecniche
adleriane al servizio dell’attività consultoriale”; del percorso parlamentare
del progetto di legge sulla tutela della maternità e vi era anche un articolo
di Giovanna Bartholini sull’ascolto dal titolo “Chi ci guida il cammino”.
Invece
il numero 1 Anno 1° del Consulente Familiare uscì nel trimestre
ottobre-novembre1990, e venne pubblicato all’indomani dell’assemblea dei Soci
dell’AICCeF, che aveva sancito il rinnovo delle cariche elettive, con
un’intensa giornata di studio condotta dal dott. Gabriele Paragona, proprio
sull’importanza della comunicazione. La lettera della redazione (scritta da mio
padre) si apriva con la seguente motivazione: ”Oggi l’AICCeF intende uscire dalla sua riservatezza, presentandosi a
tutti coloro che lavorano nella consulenza familiare, invitandoli a partecipare
ed a condividere le ricerche e gli studi sulla problematica familiare e sulle
metodologie di intervento consultoriale, che l’Associazione da anni elabora”.
Obiettivo
del giornale era, quindi, uscire da un ambito ristretto per avere una larga
diffusione e proporre un’ampia divulgazione, per diventare uno strumento attivo
di formazione e di comunicazione tra tutti coloro che lavoravano all’interno
dei consultori familiari. Ma centrale in questa fase era anche il nuovo
concetto di “Consulente familiare” maturato in quegli anni dopo l’approvazione
della legge per l’istituzione dei consultori familiari nel 1975 (n.405/75), ben
spiegato da un’accorata lettera di Giovanna Bartholini, la quale si sofferma
sull’importanza e sul ruolo del Consulente familiare alla stregua degli altri
Paesi Europei, in cui questo operatore aveva una rilevanza riconosciuta. La
Bartholini, in particolare si sofferma anche sul ruolo fondamentale avuto dal
prof. Sergio Cammelli, che insisteva su una struttura associativa “in grado di
rispondere ai problemi psicologici e sociali della famiglia, che sono ben più
complessi e sfumati di quelli puramente sanitari o solo assistenziali”, laddove
la problematica doveva ruotare intorno alla coppia e alla sua assistenza
psicologica”. Da queste premesse, la necessità di stringersi attorno ad
un’Associazione supportata da una metodologia comune e condivisa da tutti i
consulenti d’Italia con la necessità di difendere e diffondere una
professionalità acquisita.
Per
la storia, l’AICCeF nacque a Bologna il 5 febbraio del 1977 su iniziativa del
citato prof. Cammelli con un primo gruppo di soci fondatori con l’obiettivo di
affermare la figura del consulente familiare, attraverso due direttrici
parallele: quella della formazione degli operatori dei consultori pubblici e
privati e quella della promozione e formazione di questo speciale
professionista, attraverso seminari e congressi.
Infine,
arriviamo al logo, nato per iniziativa di mia madre Gabriella, che all’epoca
insegnava all’Istituto d’Arte per il Mosaico di Ravenna e chiese ai suoi alunni
di disegnare un logo rappresentativo di un’Associazione di Consulenti
Familiari. Non tutti sanno che un ragazzino di, allora, 16 anni Enrico
Benedetti (ora affermato pittore) disegnò il simbolo attuale che compare sulla
copertina del nostro giornale. Si tratta di una conchiglia ad otto punte che
voleva simboleggiare “il cammino in divenire della sua vita e nello stesso
tempo la conchiglia con cui si ascolta il rumore del mare”. Interessante a
questo proposito, le riflessioni fatte da Rita Roberto che, studiando il logo
con l’intenzione di scoprire i collegamenti con l’Associazione, ha trovato
nella simbologia più profonda del disegno i “segni” e i legami con l’arte
dell’ascolto, caratteristica precipua del Consulente familiare (cfr. “Il
Consulente Familiare” num. 3 del 2005: Storia di un logo,n.d.r.).
Infine,
che dire? la mamma è stata consulente e presidente dell’AICCeF per tre mandati,
mentre il babbo era il direttore responsabile del giornale e direttore del
consultorio di Ravenna. Poi il segretario dell’associazione, il dott. Giovanni
Pezzi con la moglie Vittoria, insieme a Graziella Frera erano gli infaticabili
responsabili della redazione ed il motore della ricerca e dell’approfondimento
professionale. Tutti nomi, persone che hanno dato il cuore e il loro tempo per
un ideale.
Un
team formidabile per il successo della Rivista e per la sua longeva ed autorevole
esistenza!
di Mariachiara
Duranti
Direttore responsabile de “Il Consulente Familiare”.
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